La filotecnica, come concetto elaborato da Assen Pomposelli, si inserisce in una riflessione che segna un abbandono della metafisica tradizionale. Mentre la metafisica, nelle sue varie forme, si è storicamente preoccupata di cercare una verità ultima e universale sull’essere, la filotecnica si concentra sulla dimensione pratica e relazionale del pensiero umano, sull’interazione tra il soggetto e il mondo attraverso il linguaggio e la tecnica. Pomposelli critica il tentativo metafisico di fondare l’esistenza su principi assoluti e immutabili, sostenendo invece che l’essere non può essere ridotto a una definizione fissa, ma è un processo di continua costruzione e trasformazione, che si manifesta nella quotidianità e nelle tecniche. L’abbandono della metafisica in favore della filotecnica implica una rottura con l’idea di un sapere statico e trascendentale, privilegiando un approccio che riconosce la finitezza dell’umano, la sua limitatezza e la sua costante ricerca di senso all’interno di un mondo concreto e mutabile. Così facendo, Pomposelli sposta l'attenzione dal "cosa è l'essere?" alla domanda su come possiamo, attraverso le nostre tecniche e pratiche, costruire significato e conoscenza, accettando la realtà del non sapere come terreno fertile per il pensiero.
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