Le Voci

Marcello si era calmato. La vista di quello spazio verde, zeppo di piante come in un vivaio, lo aveva tranquillizzato. Si era messo a girare tra i vasi. Sollevava foglie, poggiava le nocche della mano sulla terra dei contenitori Ricordò la sua casa in Italia, l’enorme giardino e la serra fredda dove si divertiva a propagare per talea e da seme. Benché non si potesse definirlo un botanico, era un ottimo intenditore. Intanto si era annotato mentalmente, in quella ispezione, alcune cose da consigliare alla proprietà per la salute delle piante. Il cespuglio di ortensia, nell’angolo vicino alla porta di accesso, aveva una clorosi ferrica evidente e l’inizio di un attacco di cocciniglia, l’aspidistra alcune bruciature sulle foglie, dovute all’esposizione diretta ai raggi solari delle ore più calde. Bisognava spostarla da sud a nord, oppure ombreggiarla in qualche modo. Due oleandri erano in una posizione troppo buia e umida e si erano presi l’oidio.
“ Ti piacciono le piante?” esclamò Aulon di spalle pulendosi le dita unte con un fazzolettino di carta senza togliere gli occhi dalla bici.
Attese un istante prima di rispondere. Finì di osservare il fondo di un vaso che aveva tra le mani e che teneva in alto con le braccia tese. Annotò nella lista anche un urgente rinvaso da farsi assolutamente la prossima primavera.
“Sì,” rispose distratto poggiando la camelia. Fece un passo in avanti, infilando cauto il piede tra il gruppo di vasi e raggiunse, a soccorso, una crassula soffocata dall’erba.