Intercity notte, venti anni e non è cambiato nulla. Non so perchè ero nuovamente su quel treno dopo tanto tempo, non so perchè non avevo scelto una più comoda, veloce, pulita "Freccia"; un tuffo in un passato lontano, in un periodo della vita mai dimenticato o semplicemente la scusa di recuperare in quel modo una giornata viaggiando di notte? Recuperarla per fare cosa? Odiavo ed amavo quel treno in funzione della direzione, del tragitto e dello stato dell'animo; a volte sincronizzato a volte in totale distonia con orari e percorsi ferroviari. In fondo mi ha sempre fatto male partire, ma non sono mai riuscito a farne a meno, indipendentemente dalla destinazione e dal mezzo. Mi è sempre piaciuto lasciare qualcosa alle spalle sia fisicamente che mentalmente. Ora forse, ultimo viaggio su quel treno per chissa quanto altro tempo, non sapevo ancora cosa mi lasciavo alle spalle, non sapevo cosa mi aspettava all'arrivo, ma soprattutto non sapevo perchè viaggiavo. Un viaggio in una carrozza d'altri tempi, quando da studente mi accalcavo o meglio mi stipavo tra folle maleodoranti a causa del sudore dell'estate; nella fatica di movimenti poco agevoli a causa del freddo pungente, intorpidito dagli orari improponibili degli espressi notte a lungo tragitto, delle valigie enormi e pesantissime, delle speranze e dei sogni strascicati sulle banchine e nelle sale d'aspetto. Lecce-Stoccarda e ritorno, l'antivigilia di Natale, la settimana di ferragosto, Pasqua e ogni elezione che il nostro bel paese ci regalava. Viaggio in compagnia del dolore della partenza che non ti abbandona mai neanche il primo giorno di ferie, di licenza, di vacanza, del biglietto o la tessera elettorale da tenere ben stretti in mano, con un senso di ineluttabile tristezza che accompagna questi treni ad ogni viaggio, anche quando scendi ed abbracci le persone a cui vuoi bene e che non vedi da tempo. La gioia di aprire il finestrino e sentire l'aria del Salento che ti penetra dentro e ti ricorda che sì proprio tra un numero preciso e violento di ore dovrai risentire gli annunci delle mille fermate in ordine inverso. Viaggiare da studente in mezzo a persone costrette a viaggiare per lavoro è un privilegio, non lo si può negare; privilegio di condividere chilometri segnati da una fatica che all'estero diviene qualche moneta in più. Privilegio di sentire l'euforia pervaderti mentre senti l'odore di casa, il calore dell'aria tiepida anche a dicembre, i profumi del nespolo in fiore a dicembre, della terra bruciata in estate, quell'odore di terra rossa che solo chi l'ha respirata da bambino giocando a calcio sui campi di stoppie può riconoscere. L'odore del mare quando è scirocco, quello scirocco che tutti i salentini considerano umido quando sono a casa e secco quando sono in val padana, un odore che ti penetra nelle ossa e ti fa sentire la "reuma" nelle giunture. Un odore di mare, fresco e inconfondibile che si sente a distanze siderali portato dal vento più presente e più odiato a sud di Bari. Un odore che è compagno ineludibile della vita, da queste parti. La tramontana invece non ha odore, è fresca o fredda, è piacevole in estate e portatrice di bel tempo in inverno, è sempre ben voluta la tramontana. Lui no, lo Scirocco è sempre un fastidio, in estate ti appiccica i vestiti addosso, ti fa sudare, non ti fa dormire la notte; in inverno porta il brutto tempo, la pioggia, l'umidità. Con le sciroccate forti non si va al mare, tutte le coste salentine sono battute da forti onde, l'acqua si sporca di detriti che il mare accompagna nelle baie e nelle calette più belle, quasi si divertisse a fare dispetti a fotografi e pittori. Ecco lo scirocco è dispettoso, si diverte a dare fastidio. Con la tramontana invece puoi andare quasi ovunque, anche il mare è piacevole, pulito, quasi gentile. Con la tramontana sotto un cielo asciutto e terso che sembra infinito ed altissimo, anche l'Albania da il meglio di sè, le sue montagne si svelano e si fanno osservare, sembrano raggiungibili e invitano alla traversata. Ecco ora come si fa ad amare un vento come lo scirocco? Eppure senza di lui questa terra sarebbe insipida, non avrebbe senso, sarebbe come un un fico d'india senza semi...un frutto come gli altri, ordinario. Questa terra e questa gente è fortemente segnata e legata agli eventi metereologici. Non c'è salentino che non abbia una banderuola nei pressi di casa, che non discuta tutte le mattine del meteo come dovesse prendere il largo in barca a vela rischiando la vita. Le sere d'estate passeggiando nei paesini trovi ancora i crocchi di vecchiette a prendere il fresco e parlare del vento di domani, delle campane che si sentono o non si sentono, dell'odore del mare più o meno intenso, del livello di appiccicume e del dolore reumatico. Il nome stesso è summa metereologica ricordando il sole ed il vento e la gente è in fondo fatta di sole e di vento. Un popolo caldo e accogliente come una giornata di sole a primavera, inconcludente come una suola lasciata a seccare sulle canne al sole estivo, prosciugata di qualunque iniziativa, ricca di rassegnazione, come lo scirocco appunto che quando "tira" non c'è niente da fare se non lamentarsi dell'appiccicume. Gente fatta di sole e di vento, pronta a donare energia e forza, pronta ad affrontare aggirandolo, qualunque ostacolo. Gente forgiata e cresciuta guardando colori estremi come la terra rossa ed il mare blu e per questo abituata a non stupirsi delle bellezze che ha tutti i giorni intorno. Ecco questa gente incontravo su quel treno e forse quella gente ricercavo intorno a me o dentro di me, gente che ormai era smarrita in chissa quale ricordo del mio spirito, ricordo che dal subliminale forse in quel viaggio tentava di ritornare nel mondo del conscio, come il mare di scirocco tenta co riconquistare una terra anticamente posseduta ed ora fuggita al suo potere, al suo dominio, alla sua forza. |